Un'elegante dimora nobiliare nel cuore del centro storico
La casa Guarino, originariamente appartenente alla famiglia Montanyans, una delle principali famiglie della borghesia mercantile sassarese del Quattrocento, prende oggi il nome dall’attuale proprietario. È il miglior esempio di dimora signorile dell’epoca, con evidente influenza catalana. Si colloca nella plantha, l’attuale corso Vittorio Emanuele, arteria principale della città. La facciata è tripartita da cornici modanate. Al pian terreno si trova un portico con due archi modanati a sesto ribassato, che si reggono su colonne cilindriche in pietra forte, monolitica la centrale e a rocchi le laterali, addossate per tre quarti alla parete e innalzate dall’alto basamento poligonale, con voluminosi capitelli. I capitelli in particolare sono simili a quelli della vicina casa Meloni, la cui fondazione è datata al 1432, e alle arcate del porticale murato della casa Farris, posizionata di fronte. Nei capitelli compaiono figurati due angeli che indicano la mezzaluna sulla sommità del capo, potrebbero essere dei serafini, in allusione simbolica al nome dei proprietari dell’edificio: Serafino di Montanyans, padre e figlio, raffigurati nel capitello della colonna centrale in vesti borghesi, vecchio l’uno e giovane l’altro, entrambi con cartiglio e affiancati dallo stemma di famiglia: uno scudo con tre fasce angolate. Le sculture, dal panneggio mosso e angolato, ricordano quelle dei capitelli dell’arco murato alla base della cupola di S. Maria di Betlem, riferibili alla ristrutturazione quattrocentesca della chiesa, avvenuta fra il 1440 ed il 1465, da attribuire a scultori di formazione catalana. Il portico introduce poi all’ampio fondaco, affrescato dal pittore sardo Paolo Maninchedda, sulla sottile cornice che separa il piano terreno dal secondo, in posizione centrale rispetto alla facciata e quindi con un gusto della simmetria piuttosto raro in coevi edifici, si allineano a formare un trittico le bifore ogivali su esili colonne con capitello a fogliame e arco trilobato fiorito all’interno. La raffinatezza dei trafori rinvia al Gotico fiorito dei modelli barcellonesi della seconda metà del Quattrocento e i pinnacoli ricordano quelli che delimitano lateralmente lo splendido stendardo processionale di anonimo catalano della fine del XV secolo, custodito nel Museo del Duomo di Sassari e attualmente presso la Soprintendenza. Il secondo ordine riporta sempre delle finestre poste in simmetria perfetta, tangenti alla cornice marcapiano, di semplice forma rettangolare e cornice modanata, con colonnina affiancata agli stipiti. Sul lato di via S. Caterina è interessante il portale in grandi conci squadrati con architrave monolitico su piedritti con mensola a due lobi, secondo una foggia frequente nei portali di più semplici abitazioni della città, attribuibili al XVI secolo.