Frammenti di storie e linguaggi architettonici
Nel Corso Vittorio Emanuele, sulla base di recenti restauri, è stata riportata alla luce una buona parte di un porticale in calcare, tipico degli edifici che nel XV e XVI secolo vennero costruiti lungo la platha de Cotinas – arteria principale e centro del commercio e della politica cittadina - i cui porticales vennero murati per ordine del comune nella seconda metà del Cinquecento e di cui restano gli esempi in casa Guarino e casa Farris. Il portico ha due arcate ogivali rette da colonne poligonali su basamento, con capitelli ornati da motivi vegetali, tra cui foglie di vite e grappoli, gigli e teste umane piuttosto deteriorate. Sono stati riportati in luce anche l’arco laterale del portico e un tratto in bei conci dorati, pertinente alla muratura originaria lungo via dei Corsi, dove sono state scoperte strutture più tarde e un pilastrino murato con capitello cinquecentesco a decorazioni fitomorfe simili a quelle della cappella dei Muratori in S. Maria di Betlem. I resti gotici del porticale e delle murature danno adito a problemi di datazione per la forma marcatamente ogivale degli archi, che trova riscontro solo in un simile arco murato nel vicolo posto quasi di fronte a via dei Corsi. Si potrebbe avanzare una proposta di datazione più alta rispetto a tutti i porticales parzialmente sopravvissuti in altri edifici del Corso che, per la presenza di archi a sesto ribassato, sembrano stilisticamente più tardi. Simile colonna ottagonale, oggi scomparsa, si ha memoria che fosse nel porticale della casa attigua all’angolo con via dei Ramai, ampliata alla fine del Cinquecento con finestre e scala interna di tipo rinascimentale. La forma poligonale delle colonne, più che a prototipi italiani eventualmente mediati dalla Catalogna, rinvia ai pilastri catalani e quattrocenteschi del chiostro del S. Francesco di Alghero, così come a motivi catalani di impronta mudéjar (che singolarmente rievocano quelli di S. Maria di Betlem e S. Donato) rimandano all’ornato a dentelli nella ghiera degli archi e le punte di diamante nel superstite tratto di cornice. Anche il naturalismo della decorazione fitomorfa, la meglio conservata, segue modelli quattrocenteschi. L’edificio attuale, che ha inglobato la preesistente struttura e col suo corpo si estende a formare l’archivolto, ha gradevoli forme tardo seicentesche ed è impreziosito dal balcone rococò in ferro battuto su mensole sagomate.