Fra i personaggi più rilevanti della sua epoca, fu decisivo per la politica italiana dei sovrani spagnoli
Celebre comandante spagnolo, signore di Sessa Aurunca, Venosa, Terranova, Gerace, Monte Sant’Angelo e numerosi altri feudi nel Regno, fu anche viceré di Napoli, dal 1502 al 1507.
Detto il Gran Capitano, fu dedicatario di un numero imprecisato di opere letterarie, soprattutto in seguito alla vittoriosa campagna antifrancese che portò alla conquista del Regno di Napoli da parte di Ferdinando il Cattolico, del quale Gonzalo era luogotenente generale in Italia. Le vicende avventurose della sua vita suscitarono anche in seguito l’interesse di biografi, panegiristi e storiografi, come ad esempio Paolo Giovio, autore di una nota biografia del condottiero scritta poco dopo la sua morte.
Una traccia della sua committenza, in accordo con re Ferdinando, è la statua dell’arcangelo nella grotta del santuario di San Michele, sul cui scannello campeggia il suo stemma. Temendo che potesse ribellarsi, forte dell’autorità e del prestigio conseguiti nel Regno, il Cattolico dispose infine il suo ritorno in Spagna, dove morì nel 1515.
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Consalvo II de Cordoba
Nipote di Consalvo de Cordoba, Gran Capitano del viceregno di Napoli sotto Ferdinando il Cattolico, ereditò dal nonno materno, oltre al nome, anche vasti feudi nelle province meridionali italiane
Unica figlia sopravvissuta del Gran Capitano, Gonzalo Fernández de Córdoba, nel 1515 ereditò tutti i suoi feudi, comprese Sessa Aurunca, Gerace e Venosa.