Chiesa di San Domenico

Pietra grigia e stucchi bianchi per la chiesa della famiglia Angotta

La chiesa di San Domenico fu costruita nella seconda metà del XVI secolo su un sito già occupato, come racconta lo storiografo Vito Amico, dalla chiesa di Sant’Antonio. Citato in un atto testamentario del nobile Blasco Natoli, nel 1561 il complesso conventuale, che comprendeva la chiesa, risultava già esistente. Lo stemma inserito sulla chiave dell’arco trionfale testimonia l’intervento, nel finanziamento della fabbrica, della famiglia Angotta, che la usò come pantheon familiare. Alle spalle dell’altare si custodiscono, infatti, i sarcofagi in marmi policromi di Giovanni Angotta e Maria Amato, defunti rispettivamente nel 1642 e nel 1627.

La navata unica mostra strette somiglianze con la chiesa di San Francesco, per la sequenza di arcate inquadrate da paraste in pietra grigia che presentano tracce di decorazione pittorica e articolano le pareti laterali, uno schema riscontrabile peraltro in altre chiese dei centri vicini (come la chiesa di San Francesco a Raccuja).

La chiesa fu oggetto di ripetuti interventi di ammodernamento durante il XVIII secolo: nel 1743 si costruiva il campanile, nel 1779 lo stuccatore palermitano Aloisio Piscott decorava l’area absidale, mentre la data del 1791, iscritta sul portale, attesta un’ulteriore trasformazione.