Palazzo Manca

Un suggestivo palazzo nobiliare classicista

L’angolo sud-orientale della piazza Tola a Sassari, antica Carra Manna, è occupato dalla residenza cinquecentesca della famiglia Manca, titolare della Baronia di Usini e Tissi. La conservazione dei caratteri rinscimentali che lo contraddistinguono, innestati su preesistenze tardogotiche, rendono questo palazzo uno degli esempi più compiuti di architettura signorile classicista in Sardegna. Il fronte su piazza, suddiviso in tre livelli, con l’ammezzato tra i piani terra e primo, è caratterizzato dal grande portale e da finestre ad architrave piano, contornati da bugne rustiche e a punta di diamante alternate. Nel piano secondo, esito di una sopraelevazione settecentesca, troviamo semplici cornici a quadretto. Due accessi più recenti, sotto le finestre del livello terreno, hanno alterato in parte l’impaginato grafico del prospetto, modificando il rapporto tra i pieni della possente parete e i vuoti delle aperture. L’interno del palazzo conserva resti dei primi sviluppi della residenza. Nell’ampio androne di ingresso, coperto da una volta a botte ogivale, un tempo destinato al ricovero delle carrozze, e nei varchi di collegamento con i livelli superiori e gli ambienti laterali, torna il tema delle bugne: ghiere ad arco cassettonate invitano il visitatore a percorrere lo scalone e rinnovano i riferimenti all’architettura civile serliana, riallacciandosi ai temi decorativi rustici della facciata. Completa il quadro classicista delle aperture, la finestra con architrave e dentelli del piano ammezzato, direttamente aperta sulla carrozziera. Una grande lastra di pietra calcarea, incastonata nella parete di fondo del vestibolo, reca scolpito lo stemma araldico della famiglia Manca, contornato dal caratteristico copricapo vescovile con corone e nappe, riferibile a don Giovanni, vescovo di Ales-Terralba, negli anni della prima ricostruzione del palazzo o a don Gavino Manca de Cedrelles, guida dell’Archidiocesi sassarese nel primo Seicento. Nei livelli superiori del palazzo, affiorano resti tardogotici di finestre, nel modello cosiddetto a coronelles, racchiuse tra cornici a bacchette incrociate, e di una nicchia. A questa primitiva fase edilizia del palazzo, potrebbe risalire la lapide scultorea riaffiorata tra i piani primo e secondo, raffigurante il blasone della famiglia Manca e la data mutila, sembrerebbe riferita al 1523 o 1543.