San Pietro di Silki

Caratteri classicisti in un tempio cristiano dalle molteplici stratificazioni

Il monastero di S. Pietro in Silki, il cui primo impianto risale al XI secolo, fu abitato dalle monache pisane fino al 1335. Successivamente fu concesso ai Minori osservanti che occuparono gli spazi inizialmente in modo quasi abusivo, per poi ottenere la concessione formale da parte del vescovo Antonio Cano nel 1467. I primi lavori di ristrutturazione degli spazi iniziarono nel 1464 quando, al primo edificio romanico, vennero innestate le cappelle gotiche. Sicuramente quattrocentesca è la prima cappella a sinistra rispetto alla navata, dedicata alla Vergine delle Grazie, alla quale fu poi aggiunta una seconda campata rettangolare prima del 1633. All’esterno la cappella si pronuncia come un modesto corpo rettangolare aggiunto al fianco sinistro della chiesa. La moderata altezza dello spazio e la sapiente composizione della volta trasmettono un'idea di robustezza strutturale, ugualmente percepibile nell’arco d’ingresso ogivale impostato su voluminosi capitelli scolpiti e leggermente inclinati verso l’esterno, retti da pilastri a fascio con colonna centrale più larga. I capitelli e la gemma della crocera rivelano un apparato di referenze internazionali che si apre successivamente a contributo di gusto classicista rilevabili in diversi dettagli dell'interno: paraste, timpani, dentelli, cornici con triglifi e rosette, archi con robuste bugne denotano una consapevole scelta linguistica connessa con gli apparati decorativi e architettonici rinascimentali, sapientemente ricomposti entro una fabbrica estitente e stratificata nel tempo. Lo spazio della navata è piuttosto austero, esaltato dalle eleganti decorazioni di gusto classico che animano i paramenti murari anche verso le cappelle ad arco a tutto sesto, anch'esse frutto di un aggiornata cultura architettonica.