Opera della prima metà del Cinquecento di discreta fattura, forse prodotto di una bottega partenopea
L’opera, che si conserva oggi nella sagrestia della chiesa di San Francesco a Venafro, è attribuibile ad una bottega napoletana della prima metà del Cinquecento. Del tabernacolo eucaristico non è nota la collocazione originaria e si può supporre che abbia guadagnato la posizione attuale in tempi recenti. Il prospetto centrale è incorniciato da due lesene decorate con motivi a grottesche che reggono un architrave, ed è concluso in alto da una trabeazione aggettante. La porticina del Santissimo è affiancata da quattro angeli adoranti, due per parte, inseriti entro due arcate. Sopra di essi c'è una lunetta con Dio Padre benedicente, scolpito a bassorilievo, recante nella mano sinistra la colomba dello Spirito Santo. Alla base dell’edicola, quasi a fungere da predella, vi è lo zoccolo con l’iscrizione in belle capitali romane “HIC EST PANIS VIVS [sic] QVI / DE CELO DESCENDIT” (“Questo è il pane vivo che discende dal cielo”).
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Sarcofago De Amicis
La lastra di pietra si conserva murata nella sagrestia della chiesa di San Francesco, a Venafro. Essa doveva essere la parte frontale della tomba del giureconsulto venafrano Giovanni de Amicis
Nacque a Venafro nel 1463, e si addottorò in legge a Napoli nel 1484. Nel 1522 fu chiamato ad insegnare diritto civile nella facoltà di giurisprudenza di Napoli, ricevendo poco dopo la cittadinanza onoraria.