Venafro

Molise

Erede consapevole di una fiorente città romana e ricca capitale feudale

L’area della città, caratterizzata da due alture separate da una piccola valle, aveva ospitato una rocca sannita e poi un fiorente centro romano, dotato di un teatro e di un grande anfiteatro. Nel Medioevo, per esigenze difensive, il centro si era sviluppato ai piedi del colle Sant’Angelo, dominato dal castello, mentre sul colle di San Leonardo, popolato fino al Trecento, sorgeva la cattedrale, forse risalente alla fine del V secolo d. C. 
Nel Quattrocento, nonostante le devastazioni del secolo precedente, Venafro vantava una popolazione superiore agli altri centri molisani, che era destinata a crescere notevolmente nella prima metà del XVI secolo. Presso Venafro passava d’altronde la cosiddetta via degli Abruzzi, un’importante arteria commerciale medievale che collegava Firenze e Napoli, attraverso Umbria, Abruzzo e Molise, in undici giorni di cavalcata. 
Data la posizione strategica, durante il XV secolo la città fu coinvolta nel conflitto per il dominio del Regno fra Angioini e Aragonesi e, dopo essere stata a lungo parte del demanio regio, venne infeudata alla famiglia Pandone. Questa mantenne la titolarità sulla Contea di Venafro, non senza conflitti con la cittadinanza e interruzioni, fino al 1528, quando il conte Enrico, reo di aver tradito la monarchia spagnola schierandosi con i francesi, fu giustiziato a Napoli. I suoi beni tornarono dunque alla Corona, per poi essere concessi ai Colonna e passare nelle mani dei Lannoy. Tale passaggio cambiò radicalmente lo status della città, che venne inglobata in un dominio signorile il cui centro era Sulmona, entrando in una fase di declino. 
Con i Pandone, Venafro si era invece trasformata in una ricca capitale feudale del Rinascimento, subendo fra l’altro diversi interventi di restauro nelle sue strutture difensive e ospitando un redditizio allevamento equino, di cui resta traccia nella magnifica decorazione delle sale del castello. Un ruolo importante, d’altro canto, aveva avuto l’élite cittadina, che tra Quattro e Cinquecento poteva vantare intellettuali di spicco come Nicandro Iossio, Antonio Giordano e Giovanni de Amicis, e il cui livello culturale è testimoniato anche dalle raffinate committenze negli edifici religiosi di Venafro.

 

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