Sorta in un’area con vestigia della Venafro romana, nel Rinascimento venne arricchita con cappelle e opere d’arte
La cattedrale, edificata nel XII secolo, sorge sul colle San Leonardo, di fronte al centro storico, in una zona che oggi appare spopolata ma che in origine era ricca di rovine (ancora in parte presenti) e abitata fino al Trecento. L'attuale edificio, frutto di pesanti restauri, conserva l'impianto originario e presenta, oltre a diversi elementi duecenteschi e trecenteschi, un paramento murario con epigrafi e rilievi antichi, a sottolineare l'importanza simbolica della costruzione. Tra il XV e XVI secolo l’interno subì una trasformazione, con l'apertura e la decorazione di cappelle, sia nelle navate che nel presbiterio e nelle absidi. Di queste si conservano notevoli tracce, come l’affresco nell'abside sinistra, con la figura giacente della nobile Covella D'Alferio, e gli altari dipinti cinquecenteschi delle cappelle lungo le navate.
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Comune di Venafro
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Affresco con l'Albero di Jesse
L'affresco, che si trova nella quarta cappella destra del duomo di Venafro, è stato rinvenuto nel corso dei restauri degli anni Sessanta, sotto strati di intonaco che l'avevano interamente coperto.
L’affresco, che è collocato nell’absidiola sinistra della cattedrale di Venafro, fu commissionato nel 1458 da Cristoforo Mancino per commemorare la moglie defunta, Covella d’Alferio di Castelpetroso.
Reused outside the central apse of the Cathedral, and placed between two Ionic friezes, based on the typological characters it can be dated to the third quarter of the 1st century BC
Due dei blocchi del fregio, decorato da un tralcio acantino, furono reimpiegati all’esterno dell’abside centrale della cattedrale, e altri due, non contigui, nell’abside sinistra
Famiglia di primissimo piano, ampiamente radicata nel patriziato d’Isernia fin dal XIII secolo, fondò il proprio successo sull’esercizio del diritto al servizio della Corona.
I Mancino furono una delle famiglie più importanti del patriziato venafrano nei secoli XV e XVI, la cui presenza è però attestata in città almeno dalla metà del Trecento, con il medico Angelo