Ricollocati all’esterno della Cattedrale, provengono dal sepolcro di un centurione romano
I due blocchi sono reimpiegati in prima e in seconda assise, uno sopra l'altro, all'esterno dell'abside maggiore della Cattedrale di Venafro. Essi provengono molto probabilmente dallo stesso monumento funerario e presentano una decorazione riconducibile al rango militare del suo titolare. Nel blocco in alto è stata scolpita la parte superiore di una serie di insegne separate, quasi al centro, da una corona muralis (una delle onorificenze al valore in battaglia più importanti), mentre in quello inferiore si riconoscono un vessillo rettangolare e le bende di stoffa pertinenti a due corone leminiscate. La presenza di signa con imagines clipeatae, nel blocco superiore, evidentemente ritratti della famiglia imperiale, contribuisce a qualificare il titolare del monumento come un primipilo, dato che le insegne militari figuravano esclusivamente nella prima coorte. La cronologia alla prima età imperiale è stata recentemente ristretta all'età augustea, in ragione dell'acconciatura del ritratto femminile. Allo stesso monumento antico potrebbe appartenere un terzo blocco decorato con signa militaria, tra i quali spicca quello con l'aquila, ora murato al n. 8 di Corso Lucenteforte.
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Affresco con l'Albero di Jesse
L'affresco, che si trova nella quarta cappella destra del duomo di Venafro, è stato rinvenuto nel corso dei restauri degli anni Sessanta, sotto strati di intonaco che l'avevano interamente coperto.
L’affresco, che è collocato nell’absidiola sinistra della cattedrale di Venafro, fu commissionato nel 1458 da Cristoforo Mancino per commemorare la moglie defunta, Covella d’Alferio di Castelpetroso.
Reused outside the central apse of the Cathedral, and placed between two Ionic friezes, based on the typological characters it can be dated to the third quarter of the 1st century BC
Due dei blocchi del fregio, decorato da un tralcio acantino, furono reimpiegati all’esterno dell’abside centrale della cattedrale, e altri due, non contigui, nell’abside sinistra
Famiglia di primissimo piano, ampiamente radicata nel patriziato d’Isernia fin dal XIII secolo, fondò il proprio successo sull’esercizio del diritto al servizio della Corona.
I Mancino furono una delle famiglie più importanti del patriziato venafrano nei secoli XV e XVI, la cui presenza è però attestata in città almeno dalla metà del Trecento, con il medico Angelo