Chiesa madre dedicata a Sant'Agata

Ricercatezza e austerità in una chiesa colonnare di fine Cinquecento

La chiesa madre dedicata a Sant’Agata domina il piccolo centro urbano con la sua mole. La sua fondazione si fa risalire al 1582 circa, ma la sua costruzione si è di certo protratta almeno fino agli anni Trenta del secolo successivo; l’edificio è stato poi sottoposto più volte a riparazioni e restauri per i danneggiamenti provocati da intemperie e dai terremoti (1783 e 1908) che hanno colpito l’intera zona. Presenta un impianto basilicale a tre navate, con colonne collegate da archi a tutto sesto, transetto non eccedente e presbiterio con tre cappelle, a terminazione retta. Caratteristica saliente del progetto, secondo un modello toscano con ampia diffusione nella Sicilia del Cinquecento, è la presenza di un frammento di trabeazione (decorato con triglifi sulle quattro facce) tra i capitelli delle colonne e le imposte degli archi. Sulle pareti perimetrali delle navate laterali si osservano sequenze di archi inquadrati da paraste di ribattuta, che riecheggiano il motivo dell’“apostolato” di Giovanni Angelo Montorsoli nella cattedrale di Messina. La facciata, a tre ordini sovrapposti, è scandita da un sobrio telaio di paraste tuscaniche e coronata da un timpano triangolare aperto da una nicchia, che ospitava una statua di Sant’Agata, caduta in occasione del terremoto del 1783 e mai rimpiazzata. Unico elemento dotato di maggiore plasticità è il portale centrale, a edicola. Nei locali annessi alla chiesa è stato allestito un museo parrocchiale che ospita diversi manufatti artistici di pregio.

 

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