Valentianum

Uno scrigno che racconta un’articolata storia artistica

Il Valentianum, o Museo dell’Arte Sacra di Vibo Valentia, sorge al primo livello dell’antico convento domenicano istituito nella città nel 1455. Il complesso fu ricostruito nel 1543 su iniziativa del duca Ettore II Pignatelli, che aveva ereditato il feudo dall’omonimo nonno paterno, viceré di Sicilia. Cinquecentesco è certamente l’impianto del chiostro quadrangolare porticato. Risale alla medesima fase anche l’edificazione della nuova chiesa del convento, oggi conservata solo in parte e utilizzata come auditorium.

La chiesa, a lungo ritenuta la più bella della città, anche per via delle opere d’arte che accoglieva e che oggi si trovano in parte nel Museo, fu dapprima intitolata a sant’Antonio Abate e, dopo un ampliamento avvenuto nel XVII secolo, a San Domenico. Nel 1809, durante la dominazione napoleonica, il convento fu soppresso e la struttura accolse altre funzioni fino alla fondazione del Museo nel 1988.

Tra le opere esposte, oltre alle due sculture del Sant’Andrea e della Vergine col Bambino, di bottega gaginesca, vi sono alcuni frammenti dei monumenti delle cappelle esistenti nella vicina chiesa di Santa Maria prima della sua ricostruzione, un dipinto tardo-cinquecentesco con la Santa Caterina da Siena, realizzato dal pittore fiammingo Wenzel Cobergher, e alcune statue bronzee eseguite dal noto scultore Cosimo Fanzago per il monumentale altare della Certosa di Serra San Bruno.

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