Uomo d’arme e membro di spicco della corte aragonese, commissionò numerosi interventi nel suo feudo di Venafro
Avendo militato a lungo nella compagnia di ventura del condottiero Giacomo Caldora, seguendone per un certo periodo le alterne obbedienze politiche, Francesco Pandone fu anche ciambellano di re Ladislao di Durazzo e rafforzò la sua posizione nei difficili anni del regno di Giovanna II, passando infine dalla parte di Alfonso d’Aragona, con il quale barattò la resa di Venafro in cambio della sua infeudazione. Da questo momento, col titolo di conte, seguì con costanza le parti alfonsine, servendo in missioni militari e diplomatiche, e attuò una politica espansionistica nei territori molisani. Divenuto un esponente di spicco della corte aragonese, si dedicò altresì alla committenza nei propri feudi, come dimostrano gli interventi da lui voluti nel castello di Venafro, nella Torre del Mercato e nella cinta muraria della città.
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Enrico Pandone
Figlio del conte di Venafro e di una principessa aragonese, si imparentò anche con la potente casa Acquaviva d’Aragona, sposando una figlia del marchese di Bitonto
Il ciclo di affreschi, forse attribuibile ad una bottega napoletana, ritrae i cavalli posseduti dal conte di Venafro, Enrico Pandone, e ricopre le pareti delle stanze del piano nobile del Castello.