Chiesa matrice di Santa Maria Maggiore e San Leoluca
Un tempio cattolico moderno che accoglie una storia più antica
L’edificio sorge sul sito prima occupato dalla chiesa di Santa Maria della Neve, fondata nel IX secolo vicino al borgo medievale denominato Terravecchia. Della fase bizantina restano le rovine del battistero, nella piazza antistante. È noto come, fra tardo Medioevo e prima età moderna, fossero stati realizzati al suo interno alcuni monumenti funebri, come il sepolcro dei cappellani (1349), cui fece seguito l’edificazione di numerose cappelle gentilizie. Fra queste, è importante menzionare quella tardo-quattrocentesca intitolata a Santa Maria delle Grazie per volontà del patrizio Decio de Soriano (1488), del cui arredo si conservano parti nel museo del Valentianum; o quella della famiglia Romano, dedicata a Santa Maria della Pietà e innalzata nel 1526.
Dopo i danni determinati dal succedersi di diversi terremoti intorno alla metà del Seicento, si procedette, tra la fine del secolo e l’inizio del successivo, alla costruzione nel sito di una nuova chiesa matrice, dal caratteristico impianto a croce latina e cappelle passanti. L’edificio, realizzato con denaro pubblico su disegno dell’architetto Francesco Maria Curatoli, era tuttavia di dimensioni più ridotte rispetto a quelle della prima versione del progetto, accogliendo le istanze dei padri domenicani che avevano a lato della chiesa il proprio convento. Dopo il sisma del 1783, furono ricostruite la cupola e parte della facciata, che assunse l’aspetto attuale. Nel 1810 furono traslati nella chiesa l’altare con tre statue di Antonello Gagini provenienti da Santa Maria la Nova. Il portale bronzeo è stato realizzato nel 1975.
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Altare marmoreo con statue di Antonello Gagini
Attualmente collocato nel Cappellone delle Anime del Purgatorio, l’altare è un sontuoso riallestimento tardo-cinquecentesco stabilito per tre delle cinque statue commissionate nel 1524 ad Antonello Gagini
Poco si conosce di quest’opera, un crocifisso in mistura, ovvero composto di tela, gesso, colla e carta pesta, modellati su una struttura lignea di quasi due metri di lunghezza.
La statua, che adorna l’altare maggiore del Duomo, era prima ubicata nella cappella di San Michele del castello di Vibo, residenza dei duchi di Monteleone.