Un esempio della grande scuola napoletana di scultura nel Cinquecento
La statua, che adorna l’altare maggiore del Duomo, era prima ubicata nella cappella di San Michele del castello di Vibo, residenza dei duchi di Monteleone. La sua collocazione attuale è stata determinata dalla donazione dell’opera alla chiesa matrice di Vibo da parte della duchessa Maria Caracciolo, nel 1803. La sua realizzazione fu stabilita da Ettore II, il quale, subentrato al nonno paterno nella guida dei feudi calabresi, non gradì quella realizzata dalla bottega di Antonello Gagini dopo la morte dell’artista.
La paternità dell’opera è stata ricondotta dagli studi alla figura di Annibale Caccavello, valente collaboratore di Giovanni da Nola, scultore e architetto di primo piano a Napoli e nel Regno, e, più recentemente al collega-sodale Giovan Domenico d'Auria. Ribadendo il legame con la scena artistica della capitale, gli studi hanno reso noto il modello per la realizzazione dell’a statua, ovvero la Vergine col Bambino dell’altare del Pezzo in Sant’Anna dei Lombardi, realizzata da Girolamo Santacroce fra il 1524 e il 1525. Si trattava di una impresa ben nota alla bottega di Giovanni da Nola, il quale proprio accanto ad essa aveva realizzato, nel 1532, l’altare Ligorio, riprendendone le fogge.
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Altare marmoreo con statue di Antonello Gagini
Attualmente collocato nel Cappellone delle Anime del Purgatorio, l’altare è un sontuoso riallestimento tardo-cinquecentesco stabilito per tre delle cinque statue commissionate nel 1524 ad Antonello Gagini
Poco si conosce di quest’opera, un crocifisso in mistura, ovvero composto di tela, gesso, colla e carta pesta, modellati su una struttura lignea di quasi due metri di lunghezza.