Replica di un’antica statua romana, a cui è legata una leggenda locale
La scultura (XII-XIII secolo) è oggi incastonata in una nicchia nel retro della chiesa di Santa Maria di Teggiano, insieme a rilievi funerari di età romana, in una risistemazione che risale a dopo il sisma del 1857. Rappresenta una replica della statua bronzea antica dello Spinario, conservata nel medioevo nella piazza del Laterano a Roma, e interpretata sia come simbolo del peccato della Lussuria che come personificazione del mese di Marzo. Questa immagine veniva inserita nei cicli medievali dei mesi oppure appariva da sola o con altre allegorie, a rappresentare il suddetto peccato. Probabilmente doveva essere questa la funzione della scultura in esame, che appariva collocata in uno spazio di grande visibilità, nel perimetro della chiesa madre della cittadina, dove erano presenti altri frammenti di reimpiego: un rilievo dal soggetto analogo è ancora infisso sulle pareti del campanile romanico della cattedrale di Capua. Nella tradizione erudita di età moderna, gli autori conservano memoria dell'interpretazione allegorica della scultura perché tramandano la leggenda di un personaggio della Teggiano romana, Marzio, che dopo un faticoso viaggio da Roma per portare importanti notizie in città era morto a causa di una spina velenosa che gli si era ficcata nel piede, e i suoi concittadini gli avevano eretto un monumento con la sua immagine.
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Il pulpito della cattedrale di Teggiano è firmato e datato (1271) dallo scultore Melchiorre, comunemente ma erroneamente conosciuto con l'appellativo "da Montalbano"