«Una fortezza in forma di città» nel quadro del Mediterraneo aragonese
La fondazione della città e i suoi primi sviluppi si collocano nel terzo quarto del Duecento, nell’ambito della costituzione del potere signorile in Sardegna da parte di alcune famiglie di origine continentale.
Insieme a Monteleone e Monteforte, Alghero fu nel XIII secolo uno dei principali castelli del territorio del Logudoro controllato dai genovesi Doria, le cui vicende sono strettamente connesse agli accadimenti storici che segnarono l’isola tra la fine del Duecento e l’inizio del secolo successivo.
Nella prima metà del Trecento, con le ostilità tra genovesi e catalano-aragonesi sull’isola, Alghero divenne un punto di riferimento della resistenza anticatalana sino alla battaglia navale di Porto Conte (1353), che sancì la vittoria degli iberici appoggiati dai Veneziani sui Genovesi. La resa della villa fu seguita da una ribellione che rinsaldava la vicinanza tra il giudice d’Arborea Mariano IV e Matteo Doria. Tuttavia, dopo un lungo assedio, Alghero fu definitivamente conquistata da Pietro IV, che poté farvi ingresso personalmente e, con una serie di provvedimenti, tentare un processo di catalanizzazione della società cittadina. I diplomi regi del 1355 convalidarono il passaggio definitivo di Alghero alla Corona d’Aragona; seguì, nel 1412, l’assedio di Guglielmo III di Narbona e Sassari, culminato nella difesa vittoriosa della villa da parte della popolazione e delle truppe iberiche.
Le vicende del regno condizionarono il diuturno confronto con Sassari per il controllo delle risorse politiche ed economiche del territorio logudorese: ne è prova la sottrazione a Nicolò Doria di Monteleone, e la sua assegnazione in condominio a Sassari, Alghero e Bosa, rispettivamente per la metà, per i due terzi e per un terzo del territorio.
Il regno alfonsino avviò una nuova fase di sviluppo socio-economico e di incremento delle attività portuali (grazie anche al sostegno delle comunità ebraiche), che determinarono per il centro costiero l’acquisizione di un importante ruolo amministrativo, logistico e strategico rispetto all’entroterra. Fu solo a inizio Cinquecento, però, che Alghero assurse al rango di civitas e divenne sede della diocesi.
Il rinnovamento urbanistico, iniziato con la prima conquista catalana, proseguì nel tardo Quattrocento sotto la spinta di una significativa crescita demografica, con l’edificazione di nuovi palazzi privati che cambiarono la facies della città. Al tardo Cinquecento risalgono invece la fondazione di un nuovo edificio in luogo della vecchia cattedrale, aperto al culto nel 1593, e di un nuovo collegio dei Gesuiti. Nondimeno, per tutta l’età moderna, l’aspetto della città andò caratterizzandosi soprattutto per le numerose opere di fortificazione, la cui realizzazione si protrasse tra Quattro e Cinquecento.
Cosa vedere qui
Palazzo Ferrer
Edificato intorno alla metà del XV secolo il Palazzo è tra gli esempi più affascinanti dell’architettura civile gotico-catalana ad Alghero del Quattrocento
Costituisce un modello estremamente interessante dell’architettura tardo gotico-catalana, caratterizzandosi per la rinuncia alla linearità e per una più fervida vivacità della decorazione
Innalzato sul finire del Cinquecento dalla famiglia Gujò y Duran, il palazzo deve il suo nome attuale alla famiglia Perretti, proveniente dalla Corsica, che lo acquistò nel XVII secolo.