Pietro Balbo

Un prelato di alto lignaggio e un coltissimo committente

Appartenente al ramo pisano di una nota famiglia del patriziato veneziano, iniziò i suoi studi a Padova, proseguendoli a Mantova sotto la guida di Vittorino da Feltre. La consanguineità con un importante cardinale, Pietro Barbo, gli permise di essere introdotto nella corte pontificia, dove diede prova della sua vasta cultura, arricchita dalla conoscenza del greco e del latino.

La stima attestatagli dal pontefice, l’umanista Enea Silvio Piccolomini, favorì la sua elezione a vescovo, forse dapprima di Nicotera (1461), in seguito, al principio del pontificato di Paolo II Barbo, di Tropea (1465). Pur dedicandosi alla guida della diocesi e alla difesa della giurisdizione ecclesiastica, minacciata dal governatore regio Francesco Marrades, il presule non risiedette stabilmente nella città, dove la sua presenza è documentata nel 1465 e nel 1468. Durante il suo episcopato, promosse la realizzazione del tabernacolo marmoreo ora nella cappella sinistra del presbiterio. Morì a Roma nel 1479.

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