La diffusione di un modello della tradizione artistica napoletana a Tropea
Le caratteristiche della tomba rientrano in un modello molto diffuso a Napoli già nel periodo angioino, perdurate anche in età aragonese e nei primi decenni del Cinquecento. Si tratta del sepolcro doppio, un singolo monumento per due persone, la più importante delle quali raffigurata in altorilievo sulla lastra del coperchio, l’altra in bassorilievo sul cassone. Così risultano rappresentati i figli di Paolo Caccetta, Girolamo e Antonella, nella tomba da lui commissionata nel 1530, che si trova nel vestibolo laterale destro della cattedrale.
Per le convergenze stilistiche con alcuni esempi napoletani realizzati del celebre scultore Tommaso Malvito e dal figlio e valente artista Gian Tommaso, l’opera è stata attribuita a quest’ultimo. Di particolare interesse risulta la disposizione dell’iscrizione su un basamento con uno zoccolo doppio, in cui la parte inferiore, inserita tra due coppie di stemmi, si riferisce al committente, mentre la seconda è inquadrata da due putti chini accostati a due leoni alati che sorreggono la figura giacente della fanciulla. Ai piedi del ritratto del giovane sulla lastra superiore vi è invece un cane addormentato.
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Statua della Madonna del Popolo
a statua, ubicata a destra dell’area presbiteriale, è tra le opere certamente attribuibili a Giovan Angelo Montorsoli, raffinatissimo scultore apprezzato da Michelangelo
L’opera fu commissionata nel 1598 da Giuseppe Galzerano, membro della nobiltà locale di Tropea, allo scultore messinese Pietro Barbalonga per l’altare della cappella di famiglia
Il sepolcro, che si trova nella seconda cappella sulla navata laterale destra della cattedrale, fu commissionato da Antonello Galluppi, barone di Cirella, Ioppolo e Coccorino, per i cinque figli premortigli.
Il tabernacolo, posto dinanzi all’abside sinistro in corrispondenza dell’altare dedicato a San Giuseppe agonizzante, è stato commissionato nella seconda metà del Quattrocento da Pietro Balbo, vescovo di Tropea di origine pisana
Non sono note le date di nascita e di morte di questo personaggio, membro del patriziato cittadino, la cui prima menzione documentaria nota è rappresentata dalla committenza del rilievo della Natività per la propria cappella.
Appartenente al ramo pisano di una nota famiglia del patriziato veneziano, iniziò i suoi studi a Padova, proseguendoli a Mantova sotto la guida di Vittorino da Feltre.
Famiglia stabilitasi in diversi centri della Campania, così come a Nicotera, in Calabria. Da qui, nel 1568 un Gilberto Romano trasferì la sua residenza a Tropea