Tommaso Caracciolo

Controverso signore di Gerace, segnò la fine del dominio dei Caracciolo sui feudi calabresi

Primogenito del conte di Gerace Battista Caracciolo, insieme al padre sostenne dapprima Renato d’Angiò e fu in seguito perdonato da Alfonso d’Aragona, nuovo sovrano di Napoli, che gli concesse l’immunità e altri feudi in Calabria.

Alla morte di Battista, Tommaso si trovò dunque a capo del più vasto stato della provincia calabrese, esteso dallo Ionio al Tirreno, ma il suo dominio dispotico suscitò il malcontento dei sudditi e l’ostilità del viceré calabrese, Francesco Siscar, fino a che non intervenne lo stesso sovrano, che colse l’occasione per disfarsi dell’ambiguo e potente feudatario, facendolo arrestare e confiscandogli i beni.

 L’umanista Tristano Caracciolo, nel suo De varietate fortunae, inserì Tommaso come esempio di coloro che, pur avendo conosciuto la potenza e il successo, conclusero la loro vita miseramente.

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